I caffè letterari di Trieste: Sulle tracce di James Joyce

Scopri i caffè letterari di Trieste: un itinerario tra i luoghi amati da Joyce, con consigli e angoli nascosti
I pellegrini letterari arrivano spesso a Trieste con copie sgualcite dell'Ulisse, per poi ritrovarsi sopraffatti dalla storia stratificata della città e dai luoghi sparsi legati a Joyce. A differenza delle attrazioni museali, i suoi autentici ritrovi si confondono con la vita quotidiana dei caffè, lasciando i visitatori a vagare senza meta tra edifici senza targhe. Un sondaggio del 2023 ha rivelato che il 68% degli appassionati di Joyce lascia Trieste senza aver visto i luoghi chiave, mentre il 41% perde ore in trappole per turisti che hanno adottato il nome dello scrittore postumo. La frustrazione aumenta quando si realizza che Joyce ha trascorso quasi un decennio qui a creare i suoi capolavori modernisti – la sua presenza aleggia ancora negli angoli profumati di caffè, ma solo per chi sa dove cercare.
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I veri ritrovi di Joyce vs. le trappole per turisti

La sfida inizia in Piazza Unità, dove diversi caffè si proclamano frequentati da Joyce. Mentre l'opulento Caffè degli Specchi è perfetto per foto da Instagram, i locali sanno che lo scrittore preferiva locali più modesti dove poter rimanere ore con un solo caffè. I veri tesori sono nascosti in bella vista: l'Antico Caffè San Marco conserva ancora l'atmosfera intellettuale che attirava Joyce, con i suoi pannelli in legno originali ed eventi letterari nella sala sul retro. A cinque minuti verso il canale, il Caffè Stella Polare è dove lo scrittore abbozzò parti di 'Ritratto dell'artista da giovane' sotto i soffitti liberty ormai sbiaditi. Questi caffè popolari offrivano ciò che Joyce cercava: bevande economiche, tolleranza per lunghe soste e conversazioni stimolanti con i poliglotti triestini.

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Quando visitare i caffè come un esperto di Joyce

La Trieste moderna ha un ritmo diverso rispetto al periodo di Joyce (1904-1915), quindi serve una strategia per vivere i caffè come faceva lui. Al mattino, il Caffè Pirona svela perché era la scelta di Joyce per la colazione – i croccanti kiflice escono dal forno alle 7:30, proprio come ai tempi dello scrittore. Nel tardo pomeriggio, il Caffè Tommaseo diventa una capsula del tempo, quando la luce dorata filtra attraverso le stesse finestre ottocentesche che illuminavano le letture di Joyce. La sera, evita i bar affollati e dirigiti alla Libreria Antiquaria Umberto Saba: non è un caffè, ma conserva lo spirito letterario amato da Joyce, con letture del giovedì che continuano la tradizione dello scambio multilingue che plasmò la sua opera.

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Dove Joyce trovava ispirazione a Trieste

Il rapporto di Joyce con Trieste si è evoluto in tre quartieri, ognuno con caffè legati a diverse fasi creative. La sua prima residenza vicino alla chiesa greco-ortodossa lo portava al Caffè Municipio (ora chiuso), dove nacquero i primi racconti di 'Gente di Dublino' tra i discorsi dei burocrati asburgici. Trasferitosi in Via Donato Bramante, passava davanti al Caffè Garibaldi, i cui dibattiti politici influenzarono i temi rivoluzionari dell'Ulisse. Emozionante è l'appartamento in Via della Sanità, dove Joyce scrisse 'Giacomo Joyce' – il vicino Caffè Torinese è quasi immutato, con i suoi banconi di marmo segnati da un secolo di penne irrequiete. Seguire questa progressione geografica aiuta a capire come i caffè di Trieste non solo ospitarono Joyce, ma influenzarono il suo stile modernista con il loro mix di culture italiana, slava e mitteleuropea.

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Vivere i caffè come faceva Joyce

Per camminare davvero sulle sue tracce, bisogna immergersi nella cultura dei caffè triestini come faceva lui – non da spettatore, ma da partecipante. All'Antico Caffè San Marco, ordina un 'nero in B' (caffè nel bicchiere) e prendi un tavolino vicino agli scaffali dei libri, dove Joyce osservava gli scacchisti che ispirarono personaggi della 'Veglia di Finnegan'. Chiedi dei baristi della 'tazza sospesa' – caffè pagati per artisti in difficoltà – tradizione ancora viva. Se visiti a ottobre, partecipa alla Joyce School, dove studiosi guidano discussioni informali sui suoi anni triestini. Queste esperienze rivelano ciò che le guide non dicono: l'eredità di Joyce non è in targhe o musei, ma nel rituale di fermarsi a pensare sorseggiando un caffè, proprio come faceva il grande modernista.

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